Diritti umani e passato: è tempo di dare nuovo slancio alla promozione dei diritti umani in nome di un miglioramento della qualità della vita.
Ogni società si preoccupa di conservare la memoria del suo passato, che risulta vitale per la tutela della propria identità. Questo principio vale anche nella vita del singolo: lo “smemorato”, cioè chi, per un trauma o per malattia, ha perso la memoria, si sente sperduto, privato della stessa identità di persona, incapace di dare senso al presente e, soprattutto, al futuro.
Nell’antichità la memoria del passato era affidato al sacerdote, il quale, depositario del Sacro, percepiva il valore del tempo che oltrepassa la vita del singolo uomo. La storia aveva il compito di tramandare l’uomo nella sua interezza. Oggi, invece, viene studiata con “metodo scientifico”, viene analizzata, sezionata per raccogliere informazioni, indagare su cause e conseguenze.
Solo nell’Umanesimo (1400) si è attuato uno studio sistematico del passato, della cultura di Roma antica, in particolare la storia, l’oratoria, il diritto, l’architettura, la letteratura, e della filosofia greca. Un secolo di studi, di confronti fra intellettuali di tutta Europa e con le culture orientali per creare il nuovo, lo splendido Rinascimento (1500).
Ritrovare l’Uomo al di là delle incrostazioni storiche, dei falsi bisogni, di ogni velleità di dominio sugli altri o sulla Natura, ritornare al Semplice, pur consapevoli della complessità è una necessità in un’epoca in cui la maggior parte ha smarrito il senso dell’umano; è un dovere nei confronti dei giovani a cui non lasciamo eredità culturali, ma solo ferite e una pericolosa corsa allo sfruttamento delle risorse naturali ed umane .
Non idealizzare né restaurare il passato, ma suscitare interrogativi, creare immagini di forte impatto emotivo, promuovere comportamenti che diano sostanza alle leggi sui Diritti Umani, questo è l’impegno in cui ci dobbiamo misurare. La legislazione in merito alla salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo è perfetta, ma è priva di un contenitore, cioè di quel consenso morale che costituisce la struttura, il supporto. E’ come se avessimo le istruzioni per l’uso dell’automobile, ma non l’automobile.
Il rispetto dei diritti è proporzionale al valore che attribuiamo alla Vita, all’ Uomo/Donna, alla Natura, perciò è su questo che si deve lavorare. In particolare va impostata diversamente la conoscenza della Natura, non per dominarla e rapinarla, come è stato fatto nel ‘900, quanto per indagare circa l’essenza dell’uomo, per individuare nuove finalità e nuove direzioni di senso.
La sfida è pressante e non vale più scaricare colpe e responsabilità su questo o su quello: siamo tutti chiamati a dare un contributo in prima persona. Questa è l’unico, vero modo di fare politica in una società enormemente dilatata, per cui è impensabile che una classe politica, per quanto virtuosa possa essere, riesca a moltiplicarsi per i milioni, i miliardi della popolazione.
Le alternative sono: uno stato di polizia con un rapporto uno ad uno, cioè un cittadino un poliziotto; oppure l’anarchia ed il prevalere del più forte.
Che fare?
Capire i principi in base ai quali si sono costituite le leggi (il diritto attuale affonda le sue radici nella cultura romana) e si è consolidato il diritto consuetudinario;
Creare potenti immagini tratte dal presente, capaci di sintetizzare un’idea e di suscitare cambiamenti di comportamento.
Confrontare le nostre immagini con quelle delle altre culture contemporanee, badando a non cadere nelle mille possibili ipotesi di interpretazione, ma rimanendo ancorati alla Semplicità: si deve privilegiare l’esempio, l’immagine, rispetto alla loro decodificazione.
Abbandoniamo l’idea del tutto e subito, in quanto non è così che la Natura procede: ci sono voluti secoli, millenni per costruire ogni struttura complessa. Perciò occorreranno anni e migliaia di persone per ottenere un minimo cambiamento.
Forse solo i nostri figli vedranno i primi risultati, ma sarà valsa la pena.
Loredana Marano
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martedì 5 agosto 2008
Diritti umani e passato
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